Tragedia Rigopiano: si scava ancora per cercare qualche superstite
Si scava ancora, e lo si fa senza sosta, per cercare di tenere ancora acceso quel lumicino di speranza al quale le famiglie degli ultimi dispersi si sono aggrappate, nel desiderio di poter riabbracciare vivi i loro cari di cui non si sa nulla dal 18 gennaio scorso, data in cui una valanga ha letteralmente colpito l’hotel Rigopiano, affondandolo con detriti e masse compatte di neve.
All’interno dell’hotel, che è diventato subito un bunker, una prigione per le quaranta persone che vi si trovavano all’interno in attesa che si liberassero le strade per poter lasciare il posto, sono stati fino ad ora ritrovati 24 corpi, di cui 9 solo nelle ultime ore. Si aggrava, quindi, il bilancio del disastro che ha colpito il Gran Sasso Resort: fino ad ora, sono “solo” 11 le persone tratte in salvo, ed è già un miracolo, considerato l’accaduto, una vera e propria bomba di neve che si è gettata contro l’albergo ricoprendolo del suo alito di morte. Un alito freddo, che per alcuni è stato però anche motivo di salvezza: le persone che sono riuscite a salvarsi, hanno infatti dichiarato di aver succhiato la neve per poter rimanere vive, per poter resistere alla disidratazione.
Ma c’ è anche chi è morto di freddo. Oggi sei corpi sono stati portati all’ospedale di Pescara, dove verranno effettuate le autopsie del caso: tra di essi, ci sono i nomi di Alessandro Giancaterino, Gabriele D’Angelo, Sebastiano Di Carlo, Nadia Acconciamessa, Barbara Nobilio e Linda Salzetta.