Morte in culla: scienziati dimostrano che i dispositivi di prevenzione non sono scientificamente provati
Morte in culla: sono ancora tanti, oseremmo dire troppi, i neonati che muoiono ogni anno a causa della mancanza di ossigeno che si può verificare all’interno della culla, che dovrebbe rappresentare un comodo e sicuro rifugio dove dormire.
I numeri parlano chiaro e lanciano delle evidenze scientifiche su cui vale la pena di riflettere: sono ben 3500 i neonati che ogni anno muoiono, in America, a causa di questa “sindrome”. Che tuttavia non ha ancora trovato il suo giusto trattamento preventivo: nonostante i consigli ed i suggerimenti che spesso si danno ai neo genitori durante il corso preparto o anche durante il corso post parto, sono ancora tantissimi i bambini che perdono la vita a causa della mancanza di ossigeno in culla.
Oggi la tecnologia cerca di andare incontro ai neo genitori ed alle loro normali paure, attraverso la messa in commercio di diversi dispositivi elettronici che possono aiutare, in un’ottica preventiva, ad evitare una situazione disastrosa. Ricordiamo ad esempio i calzini intelligenti, i baby monitor, o altri dispositivi che, se collegati ad uno smartphone, possono dare un aiuto in più in caso di situazioni improvvise molto pericolose.
Ma un recente studio, che ha visto tra gli altri anche la partecipazione di Christopher P. Bonafide e David T, Jamison, ha dimostrato che questi dispositivi, per quanto di aiuto, non possono comunque essere una risposta sicura per evitare la sindrome della morte in culla. Non vi sono dati significativi in questo senso, ma è possibile che questi dispositivi rappresentino un sostegno in caso di bimbi con problemi cardiaci o a rischio di apnea.