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La campagna vaccinale prosegue dopo l’ultima deposizione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana Mario Draghi. L’ultimo decreto legge che prevede l’obbligo di presentare il green pass per accedere ad alcune attività ha avuto l’obiettivo di rianimare la campagna vaccinare sensibilizzando i no vax a ricevere le dosi del vaccino, ha spinto gran parte della popolazione a registrarsi alla piattaforma nazionale per aderire alla campagna vaccinale. Secondo quanto riportato dal Financial Times, quotidiano economico-finanziario specializzato in cronaca finanziaria e analisi dell’attualità economica, le aziende farmaceutiche hanno stipulato i nuovo contratti. Prevedono un aumento dei prezzi dei loro vaccini contro il coronavirus.

 

Le aziende farmaceutiche di Moderna e Pfizer hanno firmato un nuovo accordo con l’Unione Europea per aumentare i prezzi dei loro vaccini per combattere il coronavirus. Il nuovo costo per le dosi di Pfizer è 19,50 euro a dose rispetto i precedenti 15,50 euro. Il nuovo contratto economico per le dosi di Moderna riporta i prezzi in dollari, si ha un aumento netto da 22,60 dollari, che corrispondono a 19 euro, a 25,50 euro, cioè 21,50 euro. Questa iniziativa è stata criticata da un funzionario citato dal Financial Times che accusa le aziende farmaceutiche di sfruttare la situazione di emergenza che può essere affrontata vantaggiosamente con la somministrazione dei vaccini Pfizer e Moderna per aumentare il prezzo di mercato al di sopra del prezzo marginale. “I vaccini funzionano, quindi è cresciuto il loro valore”, queste sono state le parole di un funzionario.

 

Dopo aver studiato l’efficienza dei vaccini ad mRNA (quelli di Pfizer e Moderna) rispetto ai vaccini basati sugli adenovirus sono stati rinegoziati gli accordi commerciali che prevedono l’acquisto di 2,1 miliardi di dosi totali fino al 2023. Dati analitici dimostrano che il mercato globale dei vaccini potrebbe ammontare ad un valore di 70 miliardi di dollari, ma il prezzo è destinato ad aumentare: la variante del coronavirus è più contagiosa pertanto si sta valutando l’ipotesi di somministrare la terza dose del vaccino per prevenire forme virali gravi.

Esaurite le risorse naturali previste per il 2021. Da oggi prenderemo in prestito le risorse dei nostri figli. “Vivere come se non ci fosse un domani” è lo slogan sul quale modella la propria esistenza il genere umano. Ogni anno la nostra specie consuma più risorse di quelle che la Terra mette annualmente a disposizione. Per il 2021 il debito comincia già dal 29 luglio. Nel 2020 l’Over Shoot Day è caduto il 22 agosto. Quest’anno quasi un mese prima. A testimonianza del fatto che consumiamo sempre di più, anch se non possiamo permettercelo.

 

Con preoccupazione, il WWF nota come la situazione sia tornata esattamente la stessa di due anni fa. In un comunicato scrive: «L’umanità attualmente utilizza il 74% in più delle risorse che gli ecosistemi del pianeta sono in grado di rigenerare». Possiamo quindi dire che consumiamo 1,7 Terre all’anno. «Dall’Earth Overshoot Day fino alla fine dell’anno, l’umanità opera in deficit di spesa ecologica. Questa spesa è attualmente una delle più grandi da quando il mondo è entrato in overshoot ecologico nei primi anni ‘70».

Come viene calcolato l’Over Shoot Day? L’analisi viene effettuata dal Global Footprint Network – organizzazione di ricerca internazionale che monitora l’impronta ecologica dell’uomo – e si basa su una serie di fattori tra cui i cambiamenti nelle emissioni di carbonio e nella biocapacità forestale dal primo gennaio all’Earth Overshoot Day 2021.

 

È stato constatato un aumento del 6,6% dell’impronta ecologica globale rispetto al 2020. La deforestazione e il degrado della Amazzonia è un punto tenuto sotto stretta sorveglianza ad esempio: quest’anno viene segnalata una diminuzione della sua biocapacità forestale pari allo 0,5 per cento. I dati sono preoccupanti, i paesi più industrializzati consumano prima le proprie risorse. Ad esempio l’Italia ha consumato le proprie risorse il 13 maggio ma rimane in linea con gli anni precedenti, 14 maggio nel 2020 e 15 maggio nel 2019.

Confermata quarantena di 5 giorni per arrivi dall’Inghilterra e di 10 giorni per quelli dai Paesi extra Ue. Il governo non esclude “iniziative forti” per il ritorno a scuola in presenza. Vaccini, il sottosegretario Costa: “Molto probabile terza dose dopo 12 mesi dalla seconda“. Sono 6.171 i nuovi casi di coronavirus in Italia, con il tasso di positività al 2,7%. I decessi sono 19. Crescono le terapie intensive (+11) e i ricoveri ordinari (+45). Cresce il numero dei pazienti ricoverati con sintomi (+45, 1.730) e in rianimazione (+11, 194), con 20 nuovi ingressi giornalieri. Il bollettino del 29 luglio segnala inoltre 6.171 nuovi casi su 224.790 tamponi eseguiti.

 

Biden duro contro i no-mask e i no-vax. a tutti i federali verrà chiesto status vaccinale “E’ tempo di imporre alcune condizioni su gruppi chiave per assicurarci che si vaccinino. A tutto il personale federale verrà chiesto di attestare il proprio status vaccinale. Chiederò all’amministrazione di seguire la stessa procedura anche con i contractor esterni che lavorano con l’amministrazione” – poi continua -“arresto per chi entra alla Camera senza mascherina“. Duramente criticata questa scelta da parte dei repubblicani. Chiunque entrerà alla Camera, sia visitatori che membri del Congresso, che rifiuterà di indossare la mascherina potrà essere arrestato.

 

La Thailandia ha registrato nelle ultime 24 ore un record di casi e di decessi provocati dal coronavirus, rispettivamente a quota 17.669 e 165. I dati, scrive il Guardian, portano il bilancio complessivo delle infezioni nel Paese dall’inizio della pandemia a quota 561.030, inclusi 4.562 morti.

 

Scuola, Bossi dichiara: “Ora dobbiamo fare in modo che le scuole riaprano in sicurezza e in presenza, è il nostro chiodo fisso, cercando di favorire la vaccinazione degli studenti e soprattutto dei docenti”. A breve il green pass diventerà obbligatorio per entrare nei musei, cinema e teatri. Obbligatorio anche per spettacoli e per l’accesso ad eventi pubblici. Sarà discussa l’introduzione del certificato verde anche per la scuola.

Almeno un miliardo di danni per i numerosi incendi in Sardegna. «Il perimetro del rogo – fa sapere la Regione con una nota – comprende un’area stimata al momento in almeno 20 mila ettari». Partendo da questo dato, Ettore Crobu, dottore agronomo e presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Cagliari ipotizza una stima: «Se partiamo dalla cifra dei 20 mila ettari distrutti possiamo dire che l’ordine di grandezza è quello del miliardo di euro almeno». A pagare il prezzo più alto sono i tredici comuni del Montiferru per i quali la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza propedeutico alla richiesta di dichiarazione di calamità. A Cuglieri il bosco simbolo della rinascita (dopo gli incendi del passato), quello che veniva definito «l’orgoglio del Montiferru», non c’è più.

 

Distrutto dalla violenza delle fiamme che hanno lambito la piazza. Per tutta la notte di sabato e quella di domenica le squadre a terra hanno lavorato per cercare di domare e arginare l’avanzare del fuoco. Poi interventi e disperazione e sfollati a Scano Montiferro e Santu Lussurgiu e Tresnuraghes e gli altri comuni ancora sino ad arrivare a Macomer. La situazione è disastrosa – dice Roberto Serra di Confagricoltura -. Ieri mi ha chiamato un associato dicendomi che la sughereta, pronta al taglio del sughero era stata completamente divorata dalle fiamme. Delle migliaia di piante è rimasta solo cenere, con un danno per centinaia di migliaia di euro che non si potrà più ripagare, dato che per ricostituirla ci vorranno almeno trent’anni».

 

Oltre 3000 le persone coinvolte nell’incendio nella speranza di domarlo. 1500 gli evacuati, poi rientrati nelle loro abitazioni. La zona è stata devastata e il paesaggio è completamente cambiato. Gli incendi sono quasi sempre di natura dolosa e sono molto pericolosi in questo periodo date le alte temperature e la pioggia che manca da settimane.

 

Un grave incendio si è consumato in un’industria chimica a Leverkusen, presso il versante ovest della Germania. Si tratta di una minaccia estrema, così la definisce la protezione civile tedesca che ha allertato la popolazione invitandola a chiudere le finestre e a restare in casa a causa dell’enorme a colonna di fumo che si disperde sulla città. Ci arrivano notizie dall’agenzia di stampa tedesca Dpa che ha pubblicato sui social media tedeschi le foto dell’immensa nube nera levatasi in cielo. L’atmosfera è inquinata dai gas tossici dell’esplosione dell’impianto chimico pertanto è doveroso mantenere lo stato di emergenza. Diversi sono i feriti.

 

Leverkusen, dove si è registrata la forte esplosione, è la sede della Bayer. La Bayer AG è una delle principali multinazionali farmaceutiche a livello mondiale la forte esplosione si è consumata proprio presso lo stabilimento Bayer a Leverkusen, nel quartiere di Buerrig in un impianto di incenerimento dei rifiuti pericolosi. Gli operatori del sito del Chempark a Leverkusen, circa 20 km a nord di Colonia sul fiume Reno, ci fanno sapere che la causa dell’esplosione non è ancora chiarita. Sono stati allertati i vigili del fuoco e reclutati furgoni per analizzare le dinamiche dell’accaduto. Sono in corso quindi le indagini per il rilevamento dell’inquinamento.

 

La polizia di Colonia scrive in un messaggio su Twitter che diversi sono i feriti nell’esplosione dell’impianto chimico dello stabilimento Bayer a Leverkusen. Si invita la popolazione a non uscire di casa e ha tenere chiuse le finestre. Inoltre, è doveroso lasciare libere le vie d’accesso all’impianto. Anche le autostrade sono bloccate, si rende noto attraverso un avviso pubblicato dai vigili del fuoco di Colonia su Twitter: la A1 tra Colonia-Niehl e Kreuz Leverkusen, la A3 tra Kreuz Leverkusen e Dreieck Langenfeld e la A59 tra Kreuz Monheim-Süd e Kreiz Leverkusen-West. Cinque persone disperse dopo l’esplosione avvenuta poco prima delle 10 di questa mattina.

L’incubo continua da circa due mesi per Mara Venier, la conduttrice di Domenica In. Mara, conduttrice televisiva, attrice, opinionista e stilista italiana é finita in ospedale per colpa di un intervento dentale mal riuscito. Nelle scorse ore ha nuovamente varcato le porte del Policlinico Umberto I per sottoporsi a specifiche cure mediche affinché possa recuperare la sensibilità al volto. Ce lo fa sapere la conduttrice attraverso un video con i suoi fan sui social in cui inquadra il cartello posto in alto all’ingresso del reparto di chirurgia maxillo-facciale del Policlinico Umberto I di Roma. “Eccoci ancora qua. Chissà quando finirà”, commenta Mara Venier nel video postato sui social network.

 

Mara Venier ha attraversato un periodo di gravi difficoltà fisiche e psicologiche perché, rivoltasi in uno studio dentistico, ha subito un impianto dentale mal riuscito che le ha provocato una lesione al nervo facciale e conseguente paralisi facciale. “Faccio fatica a riprendermi. Devo solo pregare Dio che il nervo possa sistemarsi da solo e che non ci sia bisogno di un intervento di microchirurgia”. Con queste parole Mara Venier confessa, al Corriere della Sera, il trauma che ha vissuto e che ha rappresentato un momento di angoscia profonda per la conduttrice italiana.

 

Nelle ultime ore Mara Venier é ritornata al Policlinico Umberto I di Roma. La presentatrice non ci fa sapere se per sottoporsi alle cure mediche riabilitative o se per sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico. Ciò che si evince dal video é solo lo sconforto e la frustrazione per il trauma subito e che ancora ora sta vivendo. A seguirla nelle cure mediche per recuperare la sensibilità al volto é il chirurgo Valentino Valentini. Quest’ultimo ha agito tempestivamente cercando di tamponare la situazione nelle ore in cui la conduttrice ha perso la sensibilità al volto, in seguito all’intervento dentale.

Questa mattina Massimo Adriatici è arrivato al Palazzo di giustizia di Pavia per l’interrogatorio di garanzia. L’assessore alla sicurezza del comune di Voggera è conosciuto per la sua abitudine di fornire consigli per migliorare l’ordine pubblico, mettendo a nudo la scarsa capacità dei vertici istituzionali e la loro superficialità nello gestire delle richieste dei cittadini perbene. L’assessore è colui che porta sempre con sè la pistola in tasca:  martedí sera proprio dalla pistola è partito il colpo che ha ucciso Youns El Boussetaou a Voghera. Durante l’interrogatorio ha risposto per tre ore alle domande del giudice delle le indagini preliminari Maria Cristina Lupi.

 

Inizialmente la procura ha accusato l’assessore di omicidio volontario. Ma poi ha cambiato direzione attribuendogli le accuse da ecccesso colposo di legittima difesa. Ha infine deciso di confermare l’arresto ai domiciliari per l’assessore alla sicurezza del comune di Voghera per evitare che Adriatici, possa reduplicare il reato o inquinare le prove.

 

Adriatici ha confermato la sua versione: “Stavo passeggiando in piazza Meardi – ha spiegato – quando ho notato quell’uomo infastidire i clienti di un bar. Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”. Questa versione è confermata dal video, depositato agli atti del pm, in cui si palesa chiaramente che il 39enne di origini marocchine abbia colpito con un pugno (o una manata) al volto l’assessore di Voghera. Le immagini sembrano avvalorare il racconto di Adriatici, così come le deposizioni di due testimoni oculari. Occorre però ancora chiarire alcuni dettagli fondamentali che possono essere decisivi ai fini dell’indagine: quando è partito il proiettile calibro 22? E l’assessore ha premuto il grilletto o è stato un fatto accidentale? Gli inquirenti, insieme ai carabinieri, cercano di ricostruire le dinamiche dell’accaduto.

Il grave incidente verificatosi questa mattina a Capri ha un bilancio di una vittima e 27 feriti. La vittima, l’autista del minibus precipitato nel vuoto per diversi metri, é Emanuele Melillo e aveva 33 anni. Era un ausiliario della Croce Rossa Italiana e, precisamente, era iscritto nei ruoli dei sottufficiali, con il grado di milite, dal 2011. Il magistrato di turno della provincia di Napoli si é recato tempestivamente sul posto e sta lavorando, insieme alla Polizia di Stato dell’isola, per stabilire la dinamica dell’incidente. Dalla prima ipotesi sembra che l’autista abbia avuto un malore che ha provocato la sterzata improvvisa. Questa é solo un’ipotesi, le cause dell’incidente devono essere accertate e la morte dell’autista del minibus saranno chiarite attraverso l’autopsia.

 

Una vittima e 27 feriti: questo é il bilancio dell’incidente verificatosi stamattina a Capri. Il minibus del trasporto pubblico é precipitato nella zona della spiaggia libera di Marina Grande, non lontano da uno stabilimento balneare. Ferite lievemente le persone che non si trovavano sul minibus ma che sono state colpite da detriti provocati dall’incidente. In condizioni più gravi invece sono i passeggeri dell’autobus di linea.

 

A raccontare l’accaduto é Giuseppe, accorso sul luogo del disastro: “E’ qualcosa che difficilmente dimenticherò – racconta all’ANSA – specialmente la scena del ragazzino, avrà avuto 15/16 anni, che strillava dal dolore mentre lo fissavano sulla barella dopo averlo estratto dal pullmino. Un’immagine che, non lo nego, mi ha messo ko. Attorno tanta gente richiamata dalle urla e dal tonfo del sinistro”. “Una tragedia così – prosegue il giovane – da queste parti non me la ricordo. Il pullman è rotolato fino ad andare a impattare contro le cabine doccia dello stabilimento, in quella cunetta che fa da spartiacque tra la spiaggia libera e il vicino stabilimento privato. Ancora un metro è il bilancio sarebbe stato ancora più pesante. C’era tanta gente a farsi il bagno – ricorda – specie oggi con una giornata estremamente calda”.

Negli ultimi giorni si sta discutendo, a livello nazionale, dell’importanza di introdurre l’obbligo vaccinale per i docenti e al personale Ata. Il Governo temporeggia perché bisogna valutare se la percentuale di docenti e personale Ata che mancano all’appello faccia parte della categoria che preferenzialmente non ha preso parte alla campagna vaccinale o sia ascrivibile all’interruzione della somministrazione di Astrazeneca. Sta di fatto che la discussione sull’eventuale obbligo e le modalità di vaccinazioni sono prese in considerazione in vista dell’inizio della scuola in presenza. Di seguito riportiamo l’intervista ad Alfonso D’Ambrosio, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Vo Euganeo.

Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale: “per capire meglio questo fenomeno occorre fare una premessa importante. Ovvero, bisogna dare tempo per capire bene il fenomeno. In questo periodo dunque continuare a dire ai docenti e personale Ata, vaccinatevi. Fra due settimane inizierei a discutere sulla base dei numeri. Tutto ciò porta altre conseguenze. Ma una volta avuto il quadro reale e completo si potrà decidere. C’è una sentenza della corte Costituzionale del 2018 in cui si spiega i casi in cui non si possono vaccinare alcune persone. Ma lo Stato deve informare sull’iter. E soprattutto l’obbligo di vaccinarsi è dettato da aspetti importanti e scatta in presenza del 95% del picco di pandemia. L’obbligo vaccinale può dunque essere introdotto in casi come questi in cui c’è la necessità di farlo“.

“L’altro aspetto è culturale, c’è un grosso numero di insegnanti novax, che esprime molta perplessità nei confronti dei vaccini. Questo fa riflettere perché a scuola chiediamo per i nostri studenti la cittadinanza digitale ma poi non la pratichiamo. Dovremmo insegnare a non seguire le fake news. Nel momento in cui il numero degli insegnanti non vaccinati superi il 5%, in base alla sentenza della Corte Costituzionale,  occorre chiedersi se ha senso l’obbligo o eventuali limitazioni. Secondo me l’obbligo vaccinale dovrebbe essere disciplinato per i lavoratori che si trovano in contatto con il pubblico“

Il presidente Massimiliano Fedriga ha convocato la Conferenza delle Regioni e delle province autonome per oggi, Martedí 20 Luglio alle ore 15. “L’andamento della campagna di vaccinazione consente di aggiornare gli indicatori a cui si legano l’assegnazione dei colori alle diverse zone e le conseguenti misure di restrizione”. Questo é quello che ha dichiarato al termine della conferenza delle Regioni il Presidente Massimiliano Fedriga. Un tema discusso durante la Conferenza riguarda le ulteriori misure di prevenzione che vedono l’obbligo del Green Pass maggiormente esteso. Lo scopo é quello di prevenire ulteriori chiusure e garantire l’apertura per quei settori che sono ancora impossibilitati nell’esercitare la propria attività.

I governatori chiedono di introdurre l’obbligo di accesso con il green pass per accedere a discoteche e grandi eventi solo al fine di permettere, almeno nella fase attuale, la riapertura di queste attività ancora chiuse. Green Pass obbligatorio per entrare nei ristoranti solo per le regioni o per le province delle zone a maggior rischio per evitare che si abbiano drastiche chiusure al di fuori della zona bianca. L’uso obbligatorio del Green Pass nei ristoranti e nei locali al chiuso riguarda le aree etichettate come zona gialla o zona di rossa, esenti le aree della zona bianca che bisogna preservare con cautela.

Durante la Conferenza sono stati trattati anche i parametri per l’assegnazione dei profili di rischio. Le proposte che sono state avanzate durante la Conferenza tenutasi oggi, Martedì 20 Luglio, sono le seguenti: maggiore flessibilità nel valutare i parametri per l’assegnazione  delle fasce a maggior rischio nelle piccole Regioni, impostare a 150 tamponi  il numero minimo di test da effettuare ogni giorno ogni centomila abitanti, considerare il numero totali dei vaccinati (che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino) nelle Regioni, ridurre il numero delle zone da 4 a 3. Affinché si rimanga nella zona bianca é auspicabile che si raggiunga massimo il 15% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e massimo il 20% nei reparti ordinari.

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