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In queste ultime settimane per fortuna stiamo osservando come la curva dei contagiati da Coronavirus stia subendo un calo abbastanza importante, nonostante il numero giornalieri di tamponi cresca in modo importante, il rapporto tra i tamponi positivi e quelli fatti in totale si aggira intorno al 5-6%.
Dopo quasi un anno di pandemia esistono ancora molti dubbi sulle caratteristiche, assai particolari, di questo maledetto virus, uno su tutti riguarderebbe il perchè il Sars-Cov2 in alcune persone porta una sintomatologia importante che a volte porta addirittura al ricovero, in altri non porta nessun sintomo, altri ancora nonostante contatti diretti con persone positive non sviluppano la malattia.

L’Università di Tor Vergata di Roma in stretta collaborazione con esperti virologi di tutto il mondo sta cercando di dare una risposta a questi dubbi che darebbero un grosso risvolto nel combattere la pandemia.
A capo di questo studio vi è il Professore Giuseppe Novelli, ex rettore dell’Università sopra citata, dall’inizio della pandemia non riesce a spiegarsi il perchè di queste differenze.
Lo scopo dello studio è quello di capire come mai una persona a stretto contatto con un positivo riesca ad evitare la malattia e le infezioni.
I risultati avuti sono stati davvero sorprendenti.

Chi sviluppa la malattia, si è potuto studiare, presenterebbe un piccolo ma importante difetto genetico a livello della produzione di interferone, ovvero la nostra prima linea difensiva, ecco chi ha questo difetto rischia di aggravarsi e di avere un decorso della malattia molto più grave.
Lo studio in questo senso continua ad andare avanti, molti sono i volontari che pur essendo stati esposti al Covid-19 non hanno contratto la malattia, e che doneranno il loro Dna per visualizzare questa caratteristica relativa agli interferoni e al loro deficit.
L’ideale sarebbe poi, dopo aver avuto risultati importanti, sviluppare dei farmaci che risulterebbero efficaci contro il patogeno.

 

Il 2020 è stato un anno da dimenticare per l’intera economia mondiale, tutti i settori hanno subito una profonda crisi, partendo dal settore primario fino ad arrivare al comparto del turismo.
Nonostante ciò ci sono stati dei Paesi che non hanno sentito questa perdita in maniera eccessiva, tra questi vi è il Messico.
E’ stato il terzo Paese più visitato nonostante le paure legate al Covid-19, dietro solo a Italia e Francia che hanno raccolto oltre 50 milioni di turisti.
A favorire il turismo verso questa meta è stato il crollo di due mete turistiche importanti come Stati Uniti e Spagna, ma tante sono le comodità di questo posto.

In un momento storico dove siamo circondati da nuove regole, tante restrizioni e pochi movimenti, un clima rilassante come quello del Messico ha fatto gola a milioni di turisti, soprattutto a chi aveva un budget ridotto per le vacanze.
Molte sono le testimonianze di turisti che quasi per caso hanno deciso di recarsi in Messico e sorprendentemente se ne sono innamorati a prima vista.
Alex Raduan fotoreporter di Parigi non potendo trascorrere il Natale con la sua famiglia, che vive in un altro Paese ha deciso di passarlo a Mazunate, città caldissima circondata da un favoloso mare, qui sulle spiagge poche sono le persone con le mascherine e poche le altre restrizioni.

Nonostante la situazione dei contagi in Messico non sia delle migliori, ad oggi contiamo ancora più di 15 mila casi giornalieri, i voli in entrata non sono stati mai chiusi, non vi è alcun obbligo di tampone prima di entrare.
I medici continuano a sottolineare le criticità degli ospedali e soprattutto la mancanza di ossigeno e medicinali per le emrgenze.
Molti turisti visto i prezzi economici affittano appartamenti e stanze d’hotel per quattro o cinque mesi, alcune statistiche evidenziano che gli americani sbarcati in Messico nel 2020 per una vacanza sono stati quasi 5 milioni.

 

Ennesima pagine triste della storia politica italiana, il premier Giuseppe Conte lascia il suo incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Alle ore 12 di questa mattina il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ospitato nelle sue stanze il Premier italiano che ha ufficialmente consegnato le sue dimissioni, da prassi Mattarella non ha firmato il decreto di accettazioni delle dimissioni e dunque il governo rimane in carica per sbrigare quelli che sono gli affari correnti.
Il momento storico che stiamo vivendo sicuramente non è favorevole, quindi senza entrare nel merito la caduta del Governo è un fatto che sicuramente non giova a noi cittadini comuni.

Ufficialmente si apre quella che è definita crisi di governo, ad annunciarlo dopo l’incontro tra Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio, è stato Zampetti, segretario generale, nel famoso salone delle Vetrate che per l’occasione era stato aperto ai giornalisti.
Le parole del Segretario della Presidenza della Repubblica ha sottolineato che già da domani mattina Mattarella avvierà le consuete consultazioni con i vari leader delle forze politiche.
Una crisi nata anche dalle idee contrastanti dei vari partiti che componevano la maggioranza, il ritiro dei due ministri appartenenti a ItaliaViva ne è la dimostrazione.

L’idea che circola nei palazzi di governo è quella di un Conte ter, ovvero il Presidente della Repubblica dovrebbe dare a Conte l’incarico di formare una nuova squadre di governo con i “costruttori” in modo da avere ampia fiducia nei due rami del parlamento, ovvero camera e senato.
I leader di destra non sono assolutamente d’accordo su questa idea, proveranno a convincere Mattarella di dar a loro mandato per un nuovo governo, i leader di sinistra invece non hanno ancora le idee chiare, il Partito Democratico dovrebbe essere favorevole al Conte ter, mentre Italia Viva guidata da Matteo Renzi sarebbe disponibile a dare appoggio a Conte con alcune prerogative, come il Mes.

 

Quasi tutti i Paesi del mondo stanno portando avanti con qualche difficoltà la campagna di vaccinazione contro il Coronavirus, in Italia ad esempio da circa una settimana la macchina vaccinale ha subito una brusca frenata a causa dei ritardi di consegna da parte dell’azienda Pfizer, prima di ciò eravamo il primo Paese in Europa per dosi consegnate e somministrazioni effettuate.
Ben diversa la situazione in Israele, dove si punta ad immunizzare entro il primo trimestre del 2021 almeno i due terzi della popolazione.
Non si riesce a capire perchè nel resto del mondo le fiale scarseggiano mentre in Israele abbandono.

Benjamin Netanyahu attuale primo ministro israeliano per assicurarsi le dosi di Pfizer già nello scorso dicembre avrebbe chiamato l’amministratore delegato di Pfizer/Biontech, Albert Bourla, e avrebbe pagato il siero una cifra molto più alta rispetto all’Europa e all’America, ecco perchè i ritardi in quei territori non si sono mai verificati.
Altra garanzia data dal Ministero della Salute israeliano alla casa farmaceutica Pfizer riguarderebbe la fornitura di tutti i dati delle vaccinazioni effettuate, insomma il territorio diverrebbe un vero e proprio laboratorio su scala nazionale, stesso tipo di accordo è stato fatto anche con l’azienda statunitense, Moderna.

Questa situazione preoccupa e non poco l’Israel Democracy Institute che sottolinea come questa situazione possa ledere la privacy degli individui e in più potrebbe finire nelle mani di chi la sfrutterebbe in un futuro in modo non legale, tipo assicurazioni e datori di lavoro.
Dopo queste voci, il Ministero della Salute ha dovuto per forza rendere pubblico l’accordo fatto con la casa farmaceutica, anche se alcuni passaggi sono rimasti segreti.
Benjamin Netanyahu invece rassicura gli israeliani sottolineando che saranno i primi ad uscire dall’incubo Covid-19 grazie a questo tipo di politica messa in campo.
Piccolo appunto, sulla scrivania del primo ministro è stata conservata la siringa con cui gli è stato inoculato il farmaco.

L’Italia come ben sappiamo è suddivisa in zone di colore differente, gialla arancione e rossa, questo colore viene assegnato in base alla situazione Coronavirus a livello regionale.
I criteri per cui una regione ha un colore differente rispetto all’altra sono vari, in particolare risulta importante la valutazione della criticità delle strutture sanitarie, ovvero i posti letti occupati da pazienti con Covid-19, e l’indice di contagiosità, ovvero l’Rt, in secondo piano poi vengono valutati altri parametri.
Proprio nella giornata di oggi il ministro Roberto Speranza insieme all’Istituto superiore di sanità e il Comitato tecnico-scientifico valuterà l’andamento del virus in base ai dati inviati dalle regioni.

Dopo questa valutazione la situazione in Italia potrebbe subire dei cambiamenti a partire dal prossimo lunedì.
La Lombardia resterà in zona rossa sicuramente altri sette giorni come prevede il decreto emesso da Roberto Speranza, anche se si aspetta la risposta del Tar, dopo il ricorso fatto per ritornare in zona arancione.
Anche la Sicilia e l’Alto Adige dovranno rimanere in zona rossa fino a fine mese.
Le regioni che dovrebbero rimanere in zona arancione saranno Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle d’Aosta, Calabria, Emilia-Romagna, Veneto e Liguria, anche se il governatore Toti rivendica il passaggio in zona gialla.

Dovrebbero confermare il proprio colore, giallo,  la Campania, la Basilicata, il Molise e la Sardegna, nulla però di sicuro.
Importante novità potrebbe verificarsi dalla settimana prossima, la provincia autonoma di Trento che oggi è in zona gialla potrebbe entrare nella zona bianca.
Questa prevede l’apertura di bar, ristoranti, palestre e centri sportivi, vigerà solo l’obbligo di indossare la mascherina e il divieto di assembramento.
La regione Toscana rimarrà gialla, procede in maniera spedita il rientro nelle scuole grazie alle politiche messe in atto dalla regione per l’aumento dei trasporti pubblici in particolar modo nelle ore scolastiche.

Giovedì di lacrime e sgomento a Palermo, una challenge che spopola tra ragazzini fa registrare la morte cerebrale di una ragazzina di soli 10 anni.
Questa nuova tendenza purtroppo spopola tra gli adolescenti, lo scopo è quello di mostrarsi forti davanti ad una sfida, che il più delle volte porta a risultati disastrosi, è il caso di ieri quando una ragazzina chiusa nel bagno di casa ha provato a vincere una tappa della “hanging challenge”, questa prevedeva di stringere al collo una cintura, la bimba ha ben pensato di usare quella dell’accappatoio.
I genitori rientrati in casa hanno avvertito subito i soccorsi sanitari.

L’adolescente è arrivata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale “Di Cristina” in condizioni disastrose, dopo una lunga asfissia il cuore è si ripartito grazie alle manovre dei medici e infermieri ma la TAC encefalo effettuata in Pronto Soccorso ha evidenziato una situazione di coma profondo da encefalopatia post anossica prolungata, ora è ricoverata in terapia intensiva pediatrica per ulteriori accertamenti, ad ora le condizioni sono critiche.
I genitori hanno dato il consenso per la donazione degli organi, gesto nobilissimo fatto in un momento davvero triste per l’intera famiglia.

Un parente che abita nello stesso palazzo dell’accaduto ha raccontato di aver sentito urla e pianti di disperazione proveniente dall’abitazione della piccola, arrivato nel bagno ha trovato i genitori disperati per le condizioni della piccola, stesa a terra priva di sensi e in arresto cardiocircolatorio.
Purtroppo la centrale operativa del 118 non era raggiungibile, cosi che hanno deciso di portare la ragazza al pronto soccorso con l’auto.
In ospedale sono arrivati poi una piccola folla di parenti e qualche amico di scuola della ragazzina, tutti scossi dalla terribile notizia.
I carabinieri della locale stazione hanno sequestrato il cellulare della ragazzina per cercare di capire chi è stato l’ideatore di questo gioco davvero pericoloso.

Vladimir Vladimirovič Putin è uno degli uomini più popolari e potenti dell’intero universo, ancora oggi molti sono gli studi condotti per cercare di quantificare i suoi bene e capire fin dove arriva la potenza di questo animale politico.
La sua ascesa politica si ebbe nel dicembre del 1999 quando divenne Presidente della Federazione Russa, ad oggi è al suo quarto mandato che dovrebbe decadere nel 2024.
Alcuni recenti studi condotti da Aleksej Anatol’evič Naval’nyj attuale presidente della coalizione democratica in Russia hanno messo in risalto una situazione piuttosto anomala e sconosciuta fin ad oggi ovvero una villa di proprietà del Presidente e una gestione stranissima della stessa.

Il complesso analizzato si trova vicino a Gelendzhik, sul Mar Nero, la sua grandezza sfiora i 15 mila metri quadri, con oltre 7 mila ettari di terrene e parchi gestiti dall’FSB che a capo vede proprio Putin, ma la cosa più sconcertante è che la zona non può essere sorvolata da nessun tipo di aereo.
La palazzina è dotata di 3 piani tutti allestiti da importanti arredatori italiani, possiede palazzetto da hockey, un anfiteatro, una casina per il tè collegata al complesso principale da un ponte di 80 metri, addirittura si parla di un’accesso segreto che conduce al mare.

A piano terra, come si evince dai filmati girati dal democratico Naval’nyi vi è una zona dedicata al relax con la presenza di piscine e saune, un teatro e una discoteca, in passato questi sfarzi erano prerogative degli zar.
In costruzione ci sarebbe addirittura un’anfiteatro.
Addirittura in uno dei giardini è possibile osservare una chiesa comprata in Grecia e poi assemblata sul posto da importanti ingegneri e architetti.
Sulla questione il Cremlino aveva dato il suo parere, la villa era stata si commissionata da Putin ma il vero proprietario era un ricco uomo le cui origine non sono state rese note.
Proprio in questi giorni Naval’nyj dal carcere ha reso note queste notizie per informare i russi riguardo la vita del loro Presidente, lontana dalla povertà che si vive in quei posti.

 

 

L’Italia dice addio ad un’altra figura di grande spessore del mondo politico, ci saluta Emanuele Macaluso a 94 anni, uomo politico, giornalista e grande sindacalista del nostro Paese.
Nel 1941 aderì al Partito Comunista Italiano, successivamente divenne segretario generale alla Camera del lavoro della regione Sicilia e dal 1947 fino al 1956 fu segretario regionale della CGIL, inoltre nel 1951 venne eletto con un grande plebiscito di voti alla carica di deputato regionale con il Partito Comunista, il suo massimo momento nella vita politica si ebbe dopo pochi anni, quando Palmiro Togliatti lo invitò ufficialmente a far parte della direzione centrale del partito.
Nel 1963 fu eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati.

La sua vita la dedicò pienamente al giornalismo tanto che fu eletto primo direttore “dell’Unità” e successivamente direttore del quotidiano “Riformista”.
Da sindacalista condusse delle battaglie davvero importanti, in quel periodo gli agricoltori e la classe agraria in generale era legata a Cosa Nostra, mobilitò l’intera popolazione e convinse i contadini ad occupare feudi e terreni e li avvicinò alla vita politica aprendo sezioni di partito in qualunque angolo della città.
In quel triste periodo la guerra alla mafia si faceva in strada, lì dove persero la vita molti suoi amici.
Anche la sua vita privata è stata molto movimentata, una sua compagna si uccise lanciandosi dalla finestra dopo un litigio, dopo qualche anno perse la vita il figlio Pompeo per un ictus.

Purtroppo la situazione di emergenza legata al diffondersi in maniera incontrollata di questo maledetto Coronavirus e le restrizioni messe in atto dal Governo per limitare il contagio avevano stravolto e non poco la vita di questa persona, abituata a stare vicino alla gente, a parlare, a partecipare a congressi legati al giornalismo e alla politica e soprattutto a viaggiare.
Nei mesi scorsi fu ricoverato presso una clinica privata per alcuni problemi cardiaci che almeno apparentemente sembravano essere superati, ma la notte prima di ritornare a casa aveva subito una brutta caduta che poi ha portato gravi conseguenze fino alla triste morte.
L’Italia tutta si stringe intorno al dolore che ha colpito la famiglia Macaluso.

 

 

Domenica triste per i militari della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Rebibbia, un detenuto nel pomeriggio è riuscito ad uscire dalla propria cella, scavalcare la recinzione e a scappare via senza che nessuno degli addetti se ne accorgesse.
Ora il quartiere è blindato dalle Forze dell’Ordine, numerosi i posti di blocco nelle aeree limitrofe.
Ad evadere è stato Manolo Gambini, uomo alto circa 1.80 cm e con ben cinque tatuaggi, tra questi due scorpioni, i nomi di alcune persone e la scritta mamma sul braccio destro, quarantunenne proveniente da Cerveteri, piccolo comune di Roma.

Il fuggitivo secondo alcune notizie era rinchiuso nel carcere romano da pochissimo tempo, fu arrestato 3 anni fa a Grosseto insieme ad altri due complici, fu accusato per una serie di furti in abitazioni lussuose, fu portato a Civitavecchia e poi a Rebibbia.
La rete di indagini si è già allargata fino alla Toscana, zona in cui il Gambini aveva effettuato dei furti e aveva importanti amicizie.
Purtroppo è doveroso sottolineare che a Rebibbia questi episodi sono abbastanza frequenti, proprio pochi mesi fa  Davad Zukanovic, 40 anni, e Lil Ahmetovic, 46 anni, cugini di etnia rom scapparono dopo solo quindici giorni all’arresto, ad ottobre un detenuto scappo dall’Ospedale Sandro Pertini dopo alcuni esami ospedalieri.

Sulla questione è intervenuto il Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo che ha sottolineato per l’ennesima volta le condizioni di criticità in cui versano le carceri italiane sia dal punto di vista delle strutture sia per le gravi carenze organiche e di sistemi di allarme consoni all’ambiente.
Sulla stessa linea di pensiero anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria che mette a nudo le criticità di un sistema ormai fatiscente in un periodo di pandemia dove purtroppo la situazione nelle carceri è pesante, inoltre ringrazia tutti gli operatori che ogni giorno fanno più del loro dovere per far si che tutto funzioni al meglio.

 

 

 

 

 

Dopo un’attesa snervante ecco che anche nel nostro Paese arriva il secondo vaccino utile a combattere questo maledetto Coronavirus, dopo le fiale di Pfizer/Biontech ecco che l’azienda statunitense, Moderna, che da anni lavora incessantemente nel campo delle biotecnologie ha inviato le prime cinquanta mila dosi in Italia.
Molti si chiedono quali sono le differenze rispetto a quello che già da circa venti giorni stiamo somministrando con attimi risultati nel nostro Pese, le risposte non tardano ad arrivare grazie anche al bugiardino che Moderna ha reso pubblico proprio pochi giorni fa.
In questo breve articolo sommariamente cercheremo di togliervi qualche dubbio.

Il vaccino Moderna funziona preparando il corpo a difendersi contro COVID-19, contiene una molecola chiamata mRNA che ha le istruzioni per produrre la proteina spike, questa si trova sulla superficie del virus SARS-CoV-2 di cui il virus ha bisogno per entrare nelle cellule del corpo.
Quando una persona riceve il vaccino, alcune delle sue cellule leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike, il sistema immunitario della persona riconoscerà quindi questa proteina come estranea e produrrà anticorpi.
Se, in seguito, la persona entra in contatto con il virus SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario lo riconoscerà e sarà pronto a difendere l’organismo da esso.

Potrò essere somministrato alle persone che hanno già compiuto la maggiore età, come il siero Pfizer anche questo ha bisogno di una seconda dose di richiamo, somministrata a 28 giorni dalla prima, dopo 8 giorni da questa il paziente sarà coperto per un tempo non ancora del tutto stabilito.
Contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose, cioè è essenzialmente “senza sodio”, altri principi attivi che costituiscono il farmaco sono elencati nel bugiardino, importante sapere se si ha allergie verso uno dei componenti.
Nei prossimi giorni inizierà la somministrazione nelle regioni più virtuose del nostro Paese.
 

 

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