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La campagna di vaccinazioni sul territorio italiano ed Europeo in generale ha subito una brusca frenata proprio nella giornata di ieri, quando le quattro potenze europee, compreso il nostro Paese, hanno deciso di sospendere le fiale di AstraZeneca.
La sospensione , come annunciato dall’Aifa e poi dall’Ema è solamente a scopo precauzionale, per dare un’ulteriore controllata ai dati forniti da AstraZeneca, visto che in molti Paesi ci sono stati decessi in concomitanza dell’inoculazione della dose.
L’Ema proprio in mattinata ha già fatto sapere che giovedì revisionerà i dati, escludendo già adesso un qualsiasi nesso tra i decessi e il vaccino.

Visto questo grave problema che sicuramente rallenterà il numero di vaccinati, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha stipulato un nuovo accordo commerciale con Pfizer-Biontech.
Per fronteggiare a questa sospensione precauzionale, l’azienda Pfizer consegnerà all’Europa 10 milioni di dosi, a partire dal mese di Aprile, che erano previste soltanto nella seconda metà del 2021.
Alla conclusione dell’accordo la presidente si mostra molto felice, poichè gli Stati membri potranno avere più spazio di manovra e sopperire alle lacune delle consegne.
La proposta dovrà solamente essere accettata dagli Stati Membri nel Comitato Direttivo Congiunto.

A proposito di vaccini, ieri uno studio condotto dal responsabile strategia vaccini dell’Agenzia Europea del Farmaco, Marco Cavaleri, presentato alla Commissione Sanità del Parlamento Europeo, ha evidenziato la grande efficacia del vaccino Pfizer e Moderna contro le varianti che purtroppo dilagano sul nostro territorio.
Ritornando sulla questione AstraZeneca anche i maggior esperti italiani hanno cercato di rassicurare il popolo sulla non connessione tra decesso e vaccino, invitandoli a vaccinarsi senza nessun tipo di dubbio.
Ursula von der Leyen a proposito di ciò si è dichiarata pronta a vaccinarsi immediatamente con la fiala AstraZeneca , per dimostrare la sicurezza e l’efficacia del vaccino.
A breve si attendono aggiornamenti da parte dell’EMA.

Brutte notizie per gli abitanti della regione Campania, il territorio governato ormai da ben due legislazione da Vincenzo De Luca, dopo quindici giorni in zona arancione, ritorna in zona rossa dal prossimo lunedì.
Ad annunciarlo è stato proprio il governatore campano durante la solita diretta Facebook che va in onda ogni venerdì pomeriggio, tra l’altro ha toccato numerosi argomenti oltre il cambio colore, tra i più importanti la campagna vaccinale.
La conferma del passaggio in zona rossa, da lunedì mattina, è arrivata pochi minuti fa anche da una nota del ministro della salute, Roberto Speranza.

De Luca come sempre parla apertamente ai suoi concittadini, rimproverandoli per i loro atteggiamenti avuti soprattutto negli ultimi weekend di sole, dove spiagge e piazze erano gremite di gente, molti di loro irrispettosi nel portare mascherine e mantenere il distanziamento.
A gravare pesantemente sulla questione contagi anche la presenza delle varianti, in particolare quella inglese, in forte crescita soprattutto tra i giovani studenti, ecco il motivo perchè il Presidente già da una settimana aveva chiuso tutti gli Istituti Scolastici.
Anche la rete ospedaliera inizia a registrare l’aumento dei ricoveri, soprattutto nelle zone del napoletano, dove il virus circola in maniera incontrollata.

Le zone vesuviane e il napoletano sono veri e propri focolai Covid-19, il totale abbandono delle amministrazioni comunali e l’assenza di Forze dell’Ordine renda davvero difficile il controllo del virus.
Anche per questo in alcuni comuni, quali Torre Annunziata, nei prossimi giorni verranno fatto tamponi gratis a tutta la popolazione, in modo da isolare i positivi e cercare di spegnere i focolai.
Piccolo accenno anche alla questione vaccini, per fortuna in Campania circa l’80% delle dosi disponibili sono state inoculate, per metà mese dovrebbe completarsi la vaccinazione agli over 80 e al personale scolastico, inoltre da lunedì anche le Forze dell’Ordine potranno aderire alla campagna.

 

L’imminente arrivo della terza ondata di Coronavirus preoccupa e non poco l’Unione Europea, soprattutto per la questione vaccini, ad oggi l’EMA ha approvato solo quelli di Pfizer/Biontech, Moderna e in ultimo AstraZeneca, purtroppo però le aziende produttrici non stanno rispettando i contratti, facendo registrare numerosi ritardi nelle consegne.
Da tempo però si parla in maniera piuttosto positiva del vaccino russo, lo Sputnik V.
L’Europa seppur con ritardo starebbe pensando di visionare a stretto giro i dati clinici provenienti dalla produzione del vaccino, nel caso fossero positivi anche in Europa potrebbe essere commercializzato.

L’Agenzia Europea per i Medicinali ha così deciso di revisionare i dati del siero proveniente da Mosca, di solito per i vaccini già approvati l’iter burocratico è durato circa tre settimane, oggi per lo Sputnik si parla di qualche giorno in più, per i pochi dati pubblicati rispetto alle altre aziende farmaceutiche.
E’ bene ricordare che l’efficacia del vaccino russo si aggira intorno al 90%, lo Spallanzani di Roma ha già emanato, poche settimane fa, un dossier con esito positivo dopo aver visionato attentamente i dati usciti su Lancet, rivista scientifica inglese di enorme prestigio, inoltre è già in commercio in oltre 40 Paesi del mondo.

Dmitriev, che ha lavorato alla produzione del vaccino, ha già annunciato che la Russia è disponibile a fornire all’UE cinquanta milioni di dosi ma a partire dal mese di Giugno.
Nonostante queste voci, un portavoce dell’Ema ha smentito l’esistenza di una trattativa con i russi per l’acquisto del vaccino.
Lo Sputnik V è molto diverso dai vaccini visti in un primo momento in Europa, sfrutta invece dell’ mRna un vettore virale, ovvero un’adenovirus innocuo iniettato per via muscolare, metodo simile è stato usato per il vaccino AstraZeneca, Johnson&Johnson e Reithera.
Nelle prossime settimane sicuramente i vertici dell’Unione Europea forniranno notizie più precise in merito a questa vicenda.

La nostra Nazione ha già approvato ben tre diversi tipi di vaccini contro il Coronavirus, infatti nelle strutture sanitarie si somministra il Pfizer, il vaccino Moderna e l’AstraZeneca.
Le prime fiale di Pfizer sono arrivate in Italia il 27 Dicembre per inaugurare l’inizio della campagna di vaccinazione, poi purtroppo ci sono stati un pò di ritardi e tagli sulle consegne previste, stessa identica cosa sta succedendo per gli altri due, addirittura AstraZeneca ha annunciato che nel secondo trimestre del 2021 invece di consegnare 180 milioni di dosi, ne consegnerò giusto la metà.
Per fortuna in questo momento ci sono una varietà di vaccini che devono essere solo approvati.

Oltre al vaccino russo Sputnik V che ormai si conosce già , ma in Italia non è stato ancora approvato, in arrivo ci sono le dosi di Johnson&Johnson, il vaccino cubano Soberana e il vaccino Curavec.
Il Curavec messo in piedi da un’azienda tedesca interessa molto il nostro Paese, perchè l’Ema ha appena dato l’ok alla visualizzazione dei dati provenienti dalle fasi di sperimentazione, quindi da qui a poche settimane potrebbe essere disponibile anche sul nostro territorio.
Ottime notizie in vista degli enormi ritardi in cui versa l’Italia per la questione vaccini.

Il vaccino Curavec è fondamentale per l’Italia perchè secondo gli accordi Europei al nostro Paese spetterebbero 29,880000 di dosi tra il 2021 e il 2022, numeri davvero importanti.
Ma l’idea del nuovo premier italiano è quella di iniziare a produrre le dosi sul nostro territorio, in merito a ciò il Ministro Giorgetti si siederà al tavolo con Farmindustria, per capire se l’idea è fattibile.
Inoltre Draghi vorrebbe seguire il modello inglese, ovvero somministrare la prima dose di AstraZeneca a più persone possibili e poi effettuare i richiami dopo i tre mesi.
Nell’attesa di queste nuove strategie, resta il fatto che le vaccinazioni procedono troppo a rilento.

Come ogni settimana il Ministero della Salute con l’ausilio dell’Istituto Superiore di Sanità ha emanato i dati riguardanti la situazione Coronavirus nelle varie regioni italiane.
Da risultati viene fuori che dieci regioni hanno un indice di trasmissibilità superiore all’uno, e sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Molise, province autonome di Bolzano e Trento, Toscana e Umbria, le altre Regioni/Province Autonome hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario di tipo 1, ovvero non troppo preoccupante e quindi rimangono in zona gialla.
L’Umbria invece viene classificata come ad alto rischio, le varianti hanno invaso quei territori.

Le regioni che ritornano in zona arancione dovranno rispettare delle regole molto più stringenti che sicuramente non piacciono ai commercianti e soprattutto ai ristoratori.
Resta sempre il coprifuoco alle ore 22.00 , ci vorrà l’autocertificazione nel caso in cui per un valido motivo abbiamo il bisogno di recarci fuori dal nostro comune di domicilio, all’interno del comune ci si può muovere con libertà.
Purtroppo richiuderanno i ristoranti e i bar, a loro sarà consentito solo l’asporto e la consegna a domicilio sempre fino al coprifuoco.
Resteranno sempre aperti invece i negozi che venderanno beni di prima necessità.

Purtroppo la situazione sanitaria non è delle migliori, da circa dieci giorni il rapporto tra positivi e tamponi effettuati sta risalendo, le terapie intensive e i reparti Covid-19 al momento reggono ma con questo trend nel giro di poche settimane ci sarà un vero e proprio collasso.
Le varianti preoccupano per la loro forte contagiosità, al momento l’unica arma disponibile è la vaccinazione, in questi giorni il numero dei vaccinati sta aumentando sempre di più.
Gli italiani sono ormai stanchi di questa situazione, tutti sperano di poter ripartire nel più breve tempo possibile e ricominciare a vivere, a viaggiare o semplicemente andare in un ristorante a mangiare con i propri amici.

 

 

Che il vaccino fosse l’unica arma per combattere in maniera efficace il maledetto Coronavirus era qualcosa che ascoltavamo solo alla televisione o leggevamo sui giornali , ma dati di fatto ne avevamo ben pochi, escludendo quelli che sono venuti fuori dagli studi fatti per dimostrare l’efficacia del farmaco.
Da circa un paio di giorni trapelano voci importanti e rassicuranti sull’efficacia del vaccino, è stata propria l’Italia a lanciare questa meravigliosa notizia, affinchè anche i più scettici possano convincersi ad accettare questo tipo di cura.
I risultati provengono da uno studio fatto dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma sul personale sanitario.

Prima dell’inizio della campagna di vaccinazione i contagi tra personale sanitario superavano quota 14 mila, trenta giorni dopo il numero è calato di circa il 50 per cento.
Inoltre i dati provenienti dallo studio fatto a Roma hanno sottolineato che a 21 giorni dalla somministrazione della dose, il 99% del personale sanitario aveva già sviluppato anticorpi.
A confermare questi numeri è stato anche l‘Istituto Superiore di Sanità, che invita tutti alla cautela, dal momento in cui bisogna aspettare affinchè questo dato diventi stabile.
Anche a livello globale, per la quinta settimana consecutiva il numero dei contagi cala in maniera netta.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità tramite il suo principale delegato fa sapere che i casi settimanali sono passati da oltre 5 milioni nel periodo tra il 4-10 gennaio a 2,6 milioni tra l’8 e il 14 febbraio , a dimostrazione che le regole vigenti stanno funzionando nonostante la presenza massiccia delle varianti inglese e brasiliana.
Anche negli Stati Uniti D’America  ieri ci sono stati 53 mila casi di Coronavirus, il numero più basso dagli inizi di Novembre.
Gli scienziati hanno pareri diversi sulla questione del calo dei positivi, alcuni credono che il motivo sia la campagna di vaccinazione, altri invece pensano sia l’arrivo della primavera, l’importante è che il dato venga riconfermato anche nelle prossime settimane, continuando a mantenere sempre alta l’allerta.

 

Nel nostro Paese il Covid-19 continua a viaggiare in maniera spedita, l’indice di contagio è risalito a 0.95, le varianti brasiliane e inglesi ormai dilagano in alcune regioni, imponendo misure restrittive ancora più importanti.
L’istituzione delle fasce di colori su base regionale durante le festività natalizie aveva dato dei buoni risultati, in questo momento non si sa il perchè, la situazione è in netto peggioramento tanto che gli esperti invocano a gran voce un nuovo lockdown nazionale, prima che la situazione si aggravi in maniera severa e le strutture sanitarie perdano il totale controllo della situazione.

Il consigliere del ministro Speranza, il professore Walter Ricciardi è stato uno dei primi, già nella passata settimana a consigliare una nuova chiusura su base nazionale in virtù dell’ormai presenza delle varianti anche in Italia, al momento un lockdown anche di sole 2 settimane ridurrebbe l’incidenza del Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti.
Sulla stessa linea il professor Andrea Crisanti dell’Università di Padova, invocando a gran voce un lockdown come fatto a Marzo, in modo da ritornare a controllare e tracciare il virus, cosa che da tanto tempo non si sta facendo visto i numeri altri relativi al contagio giornaliero.

Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma rimarca la necessità di varare nuove norme ancora più restringenti in modo da non riaffollare di nuovo i nosocomi italiani.
Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit invece ha un pensiero ben diverso in merito, sottolineando la stabilità dei dati e la campagna di vaccinazione in atto, arma potente e capace di fermare da sola il propagarsi del virus.
Anche il Prof. Burioni vorrebbe evitare un nuovo lockdown incrementando la campagna di vaccinazione che ha dimostrato , in Israele, la riduzione della circolazione del virus e dei contagi.
Gli Italiani scongiurano l’ennesima chiusura forzata.

Sono trascorsi più o meno dodici mesi dai primi positivi al Coronavirus registrati anche sul territorio italiano, purtroppo la situazione resta ancora complicata nonostante la campagna di vaccinazione viaggia a gonfie vele.
Da un anno gli operatori sanitari stanno mettendo in campo tutte le loro forze per contrastare questo maledetto virus, migliaia di persone sono salve grazie al lavoro di medici e infermieri, nonostante ancora oggi non esista una cura definitiva.
A proposito di cure, un team di medici ha messo a punto uno schema terapeutico basato sull’esperienza e sull’evidenze acquistate sul campo.

Il gruppo creato si chiama “Comitato per le Cure Domiciliari Covid-19” e conta più di 80 mila membri, creato dall’avvocato Erich Grimaldi, fondatore e presidente del “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid”.
Oltre alla consueta tachipirina, questo schema prevede l’uso di azitromicina, eparina in caso di eventi tromboembolici e l’idrossiclorochina, prima che l’AIFA ne vietasse l’utilizzo.
Su 906 pazienti curati a domicilio con questi schema , soltanto due i ricoveri e due i decessi.
Nonostante questi ottimi risultati il Governo centrale non ha mai voluto un confronto magari sulla possibilità d’attuazione di questa terapia, nel frattempo i medici di famiglia continuano a chiedere lo schema terapeutico per la cura dei loro pazienti.

Tra gli elementi di rilievo di questo ormai famosissimo gruppo, spicca il nome del Professore Cavanna, medico picentino che ha avuto l’onore di stare sulla copertina del “Time” grazie all’ottimo lavoro svolto qui in Italia.
La vittoria dell’avvocato Grimaldi riguarda anche la sentenza del Consiglio di Stato sulla prescrizione dell’idrossiclorochina, dopo il primo divieto di prescrizione oggi è consentito l’uso off label.
Un’altra vittoria riguarda la cura con gli anticorpi monoclonali, con estremo ritardo l’Aifa ha dato il via libera alla commercializzazione anche in Italia.
In questo momento lo schema terapeutico è stato ufficialmente richiesto dall’America, Grecia, Honduras, Malta, Brasile e Perù, in Italia ancora no.

 

Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studio sul ruolo di alcuni alimenti come rimedio contro malattie e infiammazioni, i risultati venuti fuori hanno evidenziato l’importanza della dieta alimentare nel ridurre e prevenire alcune importanti patologie.
A proposito di ciò è stata redatta una dieta, definita “antinfiammatoria”, come mezzo di prevenzione e cura per il nostro organismo.
Lo scopo di questo regime alimentare è quello di combattere l’infiammazione, ovvero la risposta naturale che ha il nostro organismo quando vi è un danno subito da un’agente, al fine di eliminare la causa che ha scatenato tutto ciò.

Tutti noi anche quotidianamente rechiamo dei danni al nostro organismo che per un meccanismo di difesa attiva una cascata infiammatoria, basti pensare ad un semplice urto alla gamba che dopo pochi minuti presenta rossore, gonfiore, questi appunto sono i segni di flogosi.
Anche alcuni principi nutritivi e alimenti inducono un’infiammazione, basti pensare ai cereali raffinati, gassi saturi e gli zuccheri, ecco perchè seguire una sana alimentazione riduce l’infiammazione del nostro organismo, che è alla base di tutte le patologie che poi potranno presentarsi.
Un profilo alimentare ben preciso da seguire non esiste, ma ci sono piccoli suggerimenti da seguire.

Principalmente dobbiamo pensare che il normale pasto deve essere composto principalmente da verdure non amidacee, anche a colazione, evitare gli zuccheri aggiunti e le bevande dolci, aumentare il consumo di pesce che è ricco di Omega-3, eliminare la farina bianca e gli altri alimenti a base di farina raffinata e preferire l’uso di orzo, farro e riso integrale.
Non eliminare del tutto i grassi ma sceglierli con attenzione ovvero sarebbe utile limitare i grassi saturi come il burro a favore degli oli vegetali ad alto contenuto di omega 6, compreso l’olio di cocco.
Questi piccoli consigli sono in grado di svoltare in meglio la vostra vita.

 

In queste ultime settimane per fortuna stiamo osservando come la curva dei contagiati da Coronavirus stia subendo un calo abbastanza importante, nonostante il numero giornalieri di tamponi cresca in modo importante, il rapporto tra i tamponi positivi e quelli fatti in totale si aggira intorno al 5-6%.
Dopo quasi un anno di pandemia esistono ancora molti dubbi sulle caratteristiche, assai particolari, di questo maledetto virus, uno su tutti riguarderebbe il perchè il Sars-Cov2 in alcune persone porta una sintomatologia importante che a volte porta addirittura al ricovero, in altri non porta nessun sintomo, altri ancora nonostante contatti diretti con persone positive non sviluppano la malattia.

L’Università di Tor Vergata di Roma in stretta collaborazione con esperti virologi di tutto il mondo sta cercando di dare una risposta a questi dubbi che darebbero un grosso risvolto nel combattere la pandemia.
A capo di questo studio vi è il Professore Giuseppe Novelli, ex rettore dell’Università sopra citata, dall’inizio della pandemia non riesce a spiegarsi il perchè di queste differenze.
Lo scopo dello studio è quello di capire come mai una persona a stretto contatto con un positivo riesca ad evitare la malattia e le infezioni.
I risultati avuti sono stati davvero sorprendenti.

Chi sviluppa la malattia, si è potuto studiare, presenterebbe un piccolo ma importante difetto genetico a livello della produzione di interferone, ovvero la nostra prima linea difensiva, ecco chi ha questo difetto rischia di aggravarsi e di avere un decorso della malattia molto più grave.
Lo studio in questo senso continua ad andare avanti, molti sono i volontari che pur essendo stati esposti al Covid-19 non hanno contratto la malattia, e che doneranno il loro Dna per visualizzare questa caratteristica relativa agli interferoni e al loro deficit.
L’ideale sarebbe poi, dopo aver avuto risultati importanti, sviluppare dei farmaci che risulterebbero efficaci contro il patogeno.