Ogni anno in Pakistan centinaia di donne muoiono per abusi sessuali, altre migliaia di donne subiscono violenze domestiche che, come dimostrato da alcuni dati statistici, sono negli ultimi mesi incrementate durante i lockdown che hanno seguito la pandemia globale. Purtroppo pochi casi vengono denunciati e poche persone, responsabili di atti disumani, vengono puniti. Nelle ultime settimane in Pakistan si parla dell’omicidio di Noor Mukadam, uccisa lo scorso 20 luglio in uno dei quartieri più agiati della capitale Islamabad. Questo caso ha sollevato diverse polemiche e creato dibattiti sulla violenza di genere. Si chiedono nuove leggi che possano tutelare le donne dagli abusi.
”Non ci sono risorse, le leggi non vengono applicate […] Non ci sono strumenti a supporto della proposta di legge sulla violenza domestica”. Queste sono alcune delle parole pronunciate da Kanwal Ahmed, attivista e fondatrice di un gruppo Facebook in cui si discute proprio dei diritti delle donne nel paese. Sostiene che sia proprio il governo a non tutelare le donne, non fa niente per evitare abusi e violenze domestiche. Noor Mukadam era la figlia di Shaukat Ali Mukadam, ex diplomatico pachistano. La donna sarebbe stata torturata per tre giorni e poi decapitata da Zahir Zakir Jaffer, suo amico di infanzia, anche lui appartenente ad una delle famiglie pakistane più ricche.
Questo caso è stato particolarmente discusso perché palesa un problema radicato nella società, che non ha una fine perché non adeguatamente affrontato dal governo. Shaukat Ali Mukadam chiede la pena di morte per l’omicida della figlia, descritta dagli amici come una ragazza alla mano e che si fidava delle persone. La famiglia Jaffer in un comunicato ufficiale esprime le condoglianze alla famiglia di Mukadam, sottolineando che sono pronti a denunciare sempre le azioni di Zahir e che debba essere punito per questa atrocità. Solo dopo però, il padre e la madre dell’uomo, sono stati arrestati insieme a due complici, due loro dipendenti, per aver tentato di celare le prove.