Arriva chiara e tonda fino a Palazzo Chigi la richiesta dei sindacati metalmeccanici: “O si riducono le attività o ci saranno nuovi e lunghi scioperi”.
Questa minaccia di scioperi, andrà quindi ad aggiungersi allo sciopero di 8 ore previsto per Mercoledì 25 e alle piccole iniziative svoltesi già oggi in tutta Italia, ma soprattutto in Lombardia e nelle zone più fortemente colpite dal Covid-19.
Le proteste, prima verbali e poi di fatto, sono iniziate subito dopo la pubblicazione del nuovo Decreto firmato da Giuseppe Conte.
Infatti, nella lista delle attività obbligate a fermare la propria attività, non sono presenti tutte quelle industrie metalmeccaniche che quindi rimarranno aperte, ovviamente rispettando tutti i requisiti di sicurezza anti contagio Coronavirus.
Proprio questa mancanza, ha scatenato l’ira dei sindacati del settore che, hanno prima indetto uno sciopero generale di 8 ore per il giorno di Mercoledì 25 marzo, per poi minacciare scioperi ancora più lunghi e quindi dannosi per tutte le attività.
Per questo motivo, domani mattina alle 11 i ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia, Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri, hanno convocato una videoconferenza con i maggiori sindacati, tra cui: Cgil, Cisl e Uil.
L’idea dei sindacati è che molte delle attività escluse dalla lista, non siano indispensabili tanto da rimanere aperte.
A fare la voce grossa inoltre, ci hanno pensato anche i sindacati dei settori metalmeccanici che, sempre dopo la pubblicazione del Decreto Legge, hanno dichiarato che lo sciopero generale del 25 marzo, potrebbe essere portato avanti fino al 29 marzo in tutte quelle industrie che ancora oggi non riescono a rispettare tutti i requisiti di sicurezza.
Come anche i sindacati maggiori, anche i più piccoli (Fim, Fiom e Uilm) chiedono che rimangano aperte solo quelle industrie strettamente necessarie ad evitare il blocco produttivo per l’Italia.