Questa mattina Massimo Adriatici è arrivato al Palazzo di giustizia di Pavia per l’interrogatorio di garanzia. L’assessore alla sicurezza del comune di Voggera è conosciuto per la sua abitudine di fornire consigli per migliorare l’ordine pubblico, mettendo a nudo la scarsa capacità dei vertici istituzionali e la loro superficialità nello gestire delle richieste dei cittadini perbene. L’assessore è colui che porta sempre con sè la pistola in tasca: martedí sera proprio dalla pistola è partito il colpo che ha ucciso Youns El Boussetaou a Voghera. Durante l’interrogatorio ha risposto per tre ore alle domande del giudice delle le indagini preliminari Maria Cristina Lupi.
Inizialmente la procura ha accusato l’assessore di omicidio volontario. Ma poi ha cambiato direzione attribuendogli le accuse da ecccesso colposo di legittima difesa. Ha infine deciso di confermare l’arresto ai domiciliari per l’assessore alla sicurezza del comune di Voghera per evitare che Adriatici, possa reduplicare il reato o inquinare le prove.
Adriatici ha confermato la sua versione: “Stavo passeggiando in piazza Meardi – ha spiegato – quando ho notato quell’uomo infastidire i clienti di un bar. Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”. Questa versione è confermata dal video, depositato agli atti del pm, in cui si palesa chiaramente che il 39enne di origini marocchine abbia colpito con un pugno (o una manata) al volto l’assessore di Voghera. Le immagini sembrano avvalorare il racconto di Adriatici, così come le deposizioni di due testimoni oculari. Occorre però ancora chiarire alcuni dettagli fondamentali che possono essere decisivi ai fini dell’indagine: quando è partito il proiettile calibro 22? E l’assessore ha premuto il grilletto o è stato un fatto accidentale? Gli inquirenti, insieme ai carabinieri, cercano di ricostruire le dinamiche dell’accaduto.