La sfida che consiste nel passare dalla classica benzina all’elettricità coinvolge tutti i player del settore automobilistico, senza escludere nessuno.
Quando però a progettare questo cambiamento è praticamente un produttore di sogni a quattro ruote come la nota Lamborghini, il compito è, come se non bastasse, ancora più arduo, in quanto impone di ripensare l’identità che ha fatto la storia e il senso stesso di un brand unico.
Un brand che grazie ai suoi prodotti all’ avanguardia nella tecnologia e nelle prestazioni, ha ridefinito il concetto stesso di supercar.
Per dare vita quindi a questa innovazioni, anche Lamborghini ha dovuto chiedere l’aiuto ad alcune eccellenze nell’ambito tecnologico, come il MIT di Boston.
A parlare, il capo Maurizio Reggiani, direttore del dipartimento Ricerca e Sviluppo per la casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese:
“Solo cinque anni fa ci siamo chiesti come sarebbe dovuta avvenire un’eventuale elettrificazione della Lamborghini e quali caratteristiche avrebbero dovuto avere tassativamente le nostre auto per poter diventare prima ibride e poi totalmente elettriche”
La risposta, è che per essere all’altezza del marchio e della sua storia, la Lamborghini elettrica doveva poter percorrere 2 giri del circuito del Nurburgring raggiungendo velocità superiori ai 300 chilometri all’ora.
Ovviamente i 2 giri devono essere svolti in modalità full-speed.
Così, per avere il top della performance affiancata al top della qualità, sinonimo di Lamborghini, si è stretto un accordo fra la nota casa automobilistica e il MIT di Boston.
All’interno della prestigiosa università statunitense sono quindi nati nel 2016 due laboratori Lamborghini per lo studio dello storage dell’energia.
Lo studio ha una durata di 4 anni ma, già alla fine del 2019 il laboratorio e gli studi del professor Dincă hanno messo a punto una nuova formula chimica che conferirà ai supercapacitor addirittura il doppio della potenza a parità di peso con quelli già in commercio da anni.